mercoledì 13 maggio 2009

CESARO CHI ? - L'inchiesta del periodico "La Voce della Campania"

ELEZIONI - CESARO CHI ?

di Furio Lo Forte [ 05/05/2009]

Diventa un caso nazionale la candidatura alla Provincia di Napoli del deputato Pdl Luigi Cesaro. L'ordine di scuderia e' di non parlarne, ma i mal di pancia nel partito di Berlusconi non si contano. Ecco cosa c'e' su di lui ben oltre le rivelazioni del pentito Vassallo.

Un po' di zucchero ai cavalli per farli stare quieti: pagine e pagine di pubblicita' del suo centro sanitario Igea commissionate - e lautamente pagate - ai quotidiani locali. Ma il vecchio, collaudato sistema, stavolta non e' bastato. La bordata di Repubblica Napoli a Luigi Cesaro arriva domenica 19 aprile, quando il candidato di Berlusconi alla presidenza della Provincia di Napoli la spara grossa, lanciando in campo addirittura il decalogo anticamorra. E cosi' il quotidiano del Gruppo Espresso ripropone le accuse, pubblicate dal settimanale a ottobre 2008, rivolte a Cesaro (e al dioscuro Nicola Cosentino) dalla gola profonda del traffico di rifiuti Gaetano Vassallo, secondo il quale Cesaro sarebbe stato «un fiduciario» del boss dei Casalesi Francesco Bidognetti, alias Cicciotto ‘e Mezzanotte, condannato all'ergastolo in appello nell'ambito del processo Spartacus. Repubblica spiega, con richiamo in prima pagina, che quello di Cesaro piu' che un attacco e' un tentativo di rilanciare, per non lasciarsi travolgere. Il riferimento e' anche al durissimo j'accuse lanciato on line pochi giorni prima dall'ex presidente della Provincia Amato Lamberti, fondatore di quell'Osservatorio sulla camorra al quale collaborava Giancarlo Siani. E allora, prima ancora di rivelare gli altri buchi neri del “neo-cavaliere anti-camorra”, lo esaminiamo noi, punto per punto, quel documento al quale faceva riferimento Lamberti. Si tratta del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Sant'Antimo, un paese da circa 30 mila abitanti alle porte di Napoli, storico feudo dei fratelli Luigi, Raffaele ed Aniello Cesaro. Quest'ultimo all'epoca dei fatti, nel 1991, sedeva nell'assemblea elettiva di un ente che l'allora ministro dell'Interno Vincenzo Scotti definiva preda di «collegamenti diretti e indiretti tra parte dei componenti del consesso e la criminalita' organizzata», specificando che «tali collegamenti determinano pressanti condizionamenti degli amministratori», la cui «chiara contiguita' con la criminalita' organizzata ha creato una perdurante situazione drammatica nella vita politica e amministrativa dell'ente ed altresi' sfiducia generalizzata nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini».

ATTENTI AL PUCA

Piu' avanti, per non restare nel generico, e dopo aver chiarito che tali considerazioni derivano da rigorosi accertamenti effettuati dalla Prefettura e dalle forze dell'ordine, il decreto elenca i nomi dei pubblici amministratori santantimesi collusi al punto da determinare lo scioglimento del Comune per mafia. «I collegamenti di taluni degli amministratori con la malavita organizzata - clan Puca e Verde - si estrinsecano attraverso rapporti di parentela e/o cointeressi in attivita' economiche e patrimoniali. Risultano legati da rapporti di parentela l'attuale assessore Raffaele Ronga, imparentato con il noto pregiudicato Francesco D'Agostino, tratto in arresto in flagranza di reato con Antimo Flagiello, in quanto ritenuti responsabili dell'omicidio di Salvatore Puca, pluripregiudicato. Del sopracitato Salvatore Puca e' inoltre nipote Francesco Ponticiello, gia' sindaco e assessore. Tale ultima parentela avrebbe determinato la scelta del Ponticello quale sindaco». Ed eccoci ai tre Cesaro (si', c'e' anche l'attuale parlamentare), a quel tempo in affari - come sottolinea il provvedimento - con grossi calibri della camorra: «La cointeressenza in attivita' economiche si coglie soffermandosi sugli accordi in materia di appalti fra i clan di Pasquale Puca ed il clan Verde, che operano rispettivamente attraverso le cooperative “La Paola” e “Raggio di Sole”, addivenendo in tal modo ad una spartizione dei settori dell'economia locale. Della Cooperativa “Raggio di Sole” e' socio il consigliere comunale Antimo Cesaro unitamente ai fratelli Raffaele (legale rappresentante) e Luigi». Non basta: «Lo stesso consigliere Aniello Cesaro risulta citato a comparire dalla Autorita' Giudiziaria in ordine a molteplici attivita' estorsive messe in atto da Pasquale Puca, capo dell'omonimo clan camorristico operante in Sant'Antimo e Casandrino; risulta avere in atto procedimenti per truffa, interesse privato in atti d'ufficio, omissione atti d'ufficio e peculato». Cosa e' cambiato da allora? «Tutto e niente - rispondono in paese - i Cesaro dominano nei settori dell'edilizia e della sanita', ben oltre Sant'Antimo». E in consiglio comunale? Nella giunta, targata ovviamente Pdl, l'assessore alle finanze di nome fa Francesco e di cognome Ponticiello. Corsi e ricorsi...

TUTTI AL COTUGNO

Talvolta il binomio fra edilizia e sanita' e' davvero inscindibile. Cosi' accade ai Cesaro che, oltre all'accorsatissimo Centro Igea - amministrato da un altro esponente della famiglia, Antimo Cesaro, convenzionato col sistema nazionale e ricadente in un territorio dove da sempre esiste soltanto, come altro presidio sanitario, un minuscolo ambulatorio della Asl - mostrano particolare attenzione alle sorti del Cotugno, il principale ospedale del Sud per la cura delle malattie infettive. Anche perche' vi lavora in qualita' di biologo un nipote, Antimo Di Spirito. Ma nel cuore dei Cesaro ci stavano soprattutto quei lavori di ristrutturazione del reparto di Radiologia, inaugurato lo scorso anno, del valore di circa due milioni di euro. Ad eseguirli, dopo essersi aggiudicata la gara d'appalto - bandita con la supervisione del direttore tecnico del Cotugno, l'ingegner Vito Parisi - proprio un'impresa di Sant'Antimo, la Edil Petito sas. Davvero un bel colpo, per una ditta che dichiara appena duemila euro di capitale sociale. Tre gli amministratori: il socio accomandatario Crescenzo Petito, 43 anni, originario di Frattamaggiore, cosi' come l'accomandante Vincenzo Petito. Infine il direttore tecnico, santantimese purosangue: si chiama Domenico Puca ed e' nato a luglio del ‘66.

IL BLITZ

Ottobre 2008, finiscono in manette sette persone nell'ambito di una vasta operazione (ben 80 gli indagati) anti-abusivismo condotta dai carabinieri di Giugliano. «Secondo quanto accertato dai militari, l'organizzazione - annotano i cronisti - provvedeva alla realizzazione di costruzioni abusive, anche con la violazione sistematica di sigilli, nella zona di Sant'Antimo. Nel giro di una settimana erano in grado di costruire una palazzina a tre piani, senza tener conto che le abitazioni non erano sicure, per il cemento troppo “molle”». Altre precisazioni un paio di settimane dopo, quando il riesame concede i domiciliari agli arrestati: uno e' «Domenico Puca, 44enne di Sant'Antimo, soprannominato “l'ingegnere” e titolare di una ditta edile che eseguiva i lavori di scavo per le fondazioni delle case abusive». C'e' poi «Giuseppe Di Domenico, 41enne di Sant'Antimo, collaboratore di Puca: il suo compito era quello di riscuotere i pagamenti». Secondo i militari della compagnia di Giugliano coordinati dal capitano Alessandro Andrei, «l'organizzazione si avvaleva dell'attivita' di imprese vicine ai clan Puca, Verde, Ranucci-Petito operanti in zona per la fornitura di calcestruzzo, macchine per il movimento terra e per l'impiego di operai e tecnici». Ma le opere al Cotugno non sono che una fra le decine e decine di lavori pubblici eseguiti negli ultimi anni dalla piccola societa' in accomandita semplice di Sant'Antimo. La maggior parte - come dichiara l'impresa sul suo sito - sono stati commissionati dal Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Campania ed il Molise. Chiese da ristrutturare, costoni da risanare, dall'Accademia di Belle Arti di Napoli all'Osservatorio Astronomico di Capodimonte, fino a policlinici e caserme. Ne sara' stato particolarmente soddisfatto, da buon santantimese, il provveditore Donato Carlea, rimasto affettivamente legato al suo comune d'origine come dimostra la lettera che il 18 ottobre del 2007, appena insediatosi alla guida del Provveditorato, rivolge al sindaco attualmente in carica, il seguace politico di Cesaro Francesco Piemonte.

UN FLORESTA PER AMICO


Aniello Cesaro, intanto, sempre lui, il fratello del deputato, lo ritroviamo in Texas. Non e' lo stato americano, ma la tragica sequenza di business affaristici giocati sulla pelle dei lavoratori dell'ex Texas Instruments di Aversa. Fine anni ‘90. Dopo la dismissione dell'impianto, che era stato lautamente finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno, lo stabilimento viene venduto alla Yorik srl di Bologna, societa' che fa capo all'allora parlamentare di Forza Italia Ilario Floresta e che a sua volta viene poi rilevata dalla Esseci srl di Aniello Cesaro. «Guarda caso - ringhia un sindacalista - i due forzisti Ilario Floresta e Luigi Cesaro sedevano in quel periodo nella stessa Commissione Trasporti della Camera». Risultato: «i lavoratori della ex Texas di Aversa sono stati trasferiti alla Ixfin di Marcianise (ex Olivetti) ed hanno perso il posto. Tutti». Particolare interessante: il 5 agosto del 2005 il comune di Aversa a maggioranza di centrodestra, sindaco il forzista Domenico Ciaramella, ha concesso nell'area verde dell'ex Texas la licenza a costruire un manufatto per “uso industriale e/o artigianale”. Destinatario della concessione? Il proprietario dell'area. Lui, Aniello Cesaro. Su Floresta si sofferma Claudio Fava in un suo libro della collana “Capire la mafia”. In cui ricorda fra l'altro che «una fonte confidenziale» aveva rivelato ai carabinieri che nel collegio di Giarre la mafia aveva deciso di sostenere il candidato di Forza Italia, Ilario Floresta, grosso imprenditore della telefonia, a quel tempo ai piu' sconosciuto». Ma «nel frattempo Floresta era gia' volato al Parlamento. Di quell'inchiesta non si e' poi saputo piu' nulla». Oggi invece tra i banchi di Montecitorio Cesaro puo' contare - a parte lo stretto sodalizio politico con Cosentino - sull'antica amicizia con Maria Elena Stasi, eletta un anno fa col sostegno dei due coordinatori campani di Berlusconi. Ex prefetto di Caserta, poi passata a Campobasso, la Stasi e' stata a lungo commissario prefettizio a Sant'Antimo. «Qui - tengono a ricordare i suoi biografi - diede il via libera al piano regolatore che era stato predisposto dalla giunta di Luigi Cesaro». Snobbato perfino dai colleghi di partito per quell'eloquio non proprio “fluido”, stoppato nelle sue velleita' giornalistiche (aveva presentato all'Ordine della Campania una pratica inesistente per entrare nell'albo dei pubblicisti) grazie ad un esposto di fuoco dell'ex presidente Ermanno Corsi, oggi il ruspante santantimese che voleva entrare nelle grazie del Cavaliere offrendogli forniture di mozzarella aversana si sta prendendo, insomma, grosse soddisfazioni. A cominciare dall'hotel a cinque stelle messo su dai suoi familiari nella desolata landa di Sant'Antimo: 60 mila metri quadri di aree sportive, due piscine, 24 suites, tre centri relax ed altrettante sale meeting. Si chiama Olimpia. E, appena inaugurato, ha subito ospitato la squadra del Milan al gran completo in occasione della trasferta di campionato contro il Napoli.

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