giovedì 30 aprile 2009

E LA STAMPA SI ACCORSE DELLA 'BALLA' DI ACERRA. DALL'UNITA' DEL 29/4/09



L’inceneritore non è ancora in funzione. I rifiuti della Campania sono in alcuni siti militari e le discariche sono piene. Ora si pensa a uno sversatoio di oltre 2 milioni di tonnellate nel cuore del Parco nazionale del Vesuvio.


ENRICO FIERRO da "L'Unità" del 29/4/2009


«L’impianto è fermo. È solo propaganda: hanno nascosto la monnezza sotto il tappeto».Tommaso Sodano, già senatore e presidente della Commissione Ambiente è quasi alla disperazione per la nebbia mediatica che avvolge quella che chiama «la vera storia della fine dell’emergenza rifiuti a Napoli». L’impianto è quello di Acerra, il gigantesco termovalorizzatore al centro di proteste e scandali. «E’ ancora fermo - dice Sodano - la verità è che stanno facendo solo delle prove tecniche».


«L’impianto è spento - gli fa eco Carlo Migliaccio, presidente della Commissione ambiente del Comune di Napoli - ci vogliono far credere che entrerà in funzione la terza linea ma dai dati in nostro possesso non ci risulta ». Sodano invita tutti a vedere il sito della Protezione civile. Ci sono le web-cam che inquadrano le fasi salienti della lavorazione nell’inceneritore. «Non si vedono camion che entrano, né forni in funzione».


L’inceneritore deve bruciare monnezza e produrre energia elettrica a basso costo. Ma se si legge il protocollo d’intesa tra il gestore nazionale dell’energia elettrica e la società che gestisce l’impianto, si capisce che la produzione di energia avverrà solo a fine anno. E poi ci sono i fumi. Berlusconi e Bertolaso hanno sempre assicurato che non ci sono pericoli. Quando sarà in funzione l’inceneritore produrrà 11milioni e mezzo di metri cubi di fumi. Ma nell’aria di Acerra (50mila abitanti), secondo analisi fornite da Wwf Campania, ogni giorno ci sarà un quantitativo di diossina tollerabile da una popolazione di 4 milioni di abitanti. C’è poi il problema delle ceneri prodotte dall’incenerimento dei rifiuti (7mila tonnellate al giorno) e ecoballe (5 milioni). «Seicento tonnellate di ceneri al giorno - dice Sodano - moltiplicale per 360 giorni l’anno, e moltiplica poi per i quattro inceneritori previsti e ottieni un risultato catastrofico. Perché queste ceneri dovranno essere stoccate in discariche ».


Emergenza conclusa? Affatto. La differenziata è ancora una chimera, gli inceneritori da costruire o ancora inattivi, gli impianti di compostaggio (trasformazione dei rifiuti in fertilizzanti) bloccati. La soluzione? Le discariche. «I rifiuti - dice Migliaccio - sono stati tolti dalle strade e messi nell’area militare di Persano e a Giuliano è stata di nuovo riaperta Taverna Del Re». Ma anche le discariche sono ormai al limite. Quella di Ferrandelle, a Santa Maria La Fossa, (capienza 450mila tonnellate sulle 350mila previste) è satura, è attivata solo una piazzola di servizio. Serre è esausta, Sant’Arcangelo quasi completa. L’obiettivo è aprire una maxi-discarica nel Parco Nazionale del Vesuvio, a Terzigno. Capienza 2 milioni di tonnellate di monnezza in un’area di 13 comuni dove vivono 352mila persone.


«La verità - è l’amaro commento di Sodano - è che quando il processo sarà concluso l’intera Campania sarà ridotta a una realtà fatta di discariche e di inceneritori».Ma il governo aveva promesso anche i soldi per le bonifiche dei siti inquinati. «Una ecoballa pure questa - commenta Migliaccio - ci sono 40 comuni interessati e non hanno visto un euro. Il ministero dell’Economia ha dichiarato che i fondi sono stati dirottati per la crisi economica e per il terremoto»

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