giovedì 4 giugno 2009

VISTI DALLA STAMPA...

Da "Liberazione" del 4 giugno

Tommaso Sodano (Prc): chiesto il sequestro degli impianti

«Ad Acerra non si sa cosa si brucia e a Chiaiano sono a rischio le falde». di Checcino Antonini

«Poteri speciali e stato d’emergenza sono serviti sempre ad aggirare le regole. Quante volte abbiamo sentito frase “meglio così dei rifiuti per strada?”». Tommaso Sodano, candidato presidente da Rifondazione per le imminenti provinciali di Napoli, tira le somme dopo le prime notizie dell’Operazione Green. Si tratta dei quindici arresti operati dalla guardia di finanza e dalla direzione investigativa antimafia a proposito dei colaudi del 2005 su alcuni impianti di Cdr, il combustibile derivato da rifiuti. Caivano, Giugliano, Casalduni: nomi che il grande pubblico ha imparato a conoscere a proposito dell’emergenza rifiuti. Luoghi prescelti per un’operazione sporca: bruciare qualcosa che non si poteva bruciare, il Cdr, in impianti che non potevano essere costruiti.

«E infatti, andando a vedere com’erano stati fatti i collaudi, sarebbe venuto fuori che le macchine erano diverse da quelle indicate dai progetti». Sodano precisa di parlare in base alle prime ipotesi e rimarca il proprio garantismo di fondo. Non solo, da quello che ne sa, è «esterrefatto» soprattutto da uno dei nomi in lista, quello del presidente della provincia di Benevento, Aniello Cimitile, arrestato per un incarico
svolto nella veste di docente universitario. «Mi auguro che possa dimostrare la sua estraneità», spiega Sodano a Liberazione tirando in ballo di nuovo la «logica emergenziale» usata per fare pressioni anche sulle commissioni di collaudo. La medesima logica è valsa contro i magistrati che indagavano, i professori che dovevano collaudare gli impianti, i cittadini che si ribellavano: «Tutti accusati di essere irresponsabili mentre Berlusconi ha definito eroi gli uomini dell’Impregilo in una logica di devastazione del territorio».

Solamente quattro giorni fa, il primo giugno, Sodano ha firmato un nuovo esposto per chiedere il sequestro dell’inceneritore di Acerra e della cava di Chiaiano. Nel primo caso perché il forno è stato acceso senza completare il collaudo, senza verifiche sulle emissioni eventuali di mercurio e sulla rete di monitoraggio. Non sappiamo quali rischi ci sono in quei fumi per la salute dei cittadini. Nel secondo perché, una relazione della commissione per la valutazione dell’impatto ambientale, conferma la fragilità geologica denunciata dalle popolazioni resistenti. «In caso di evento sismico - prosegue Sodano - anche un’impermeabilizzazione della cava con tutti i crismi non garantirebbe dall’inquinamento delle falde. Se si
rompesse il telo che fodera la cava sarebbe a rischio l’acqua per l’intera zona a nord delle colline di Napoli. Qui, l’ultima frana s’è verificata nella notte tra il 29 e il 30 maggio, si è interrotto un altro
pezzo di strada. Un evento sismico, in una zona franosa a ridosso dei Campi flegrei non è una rarità»

E c’è un terzo punto: «Come mai con tutti i poteri dei commissari non s’è costruito in provincia neanche un impianto per il compostaggio, ossia per il trattamento della frazione umida?». La domanda di Sodano non è peregrina: il compostaggio “scipperebbe” al binomio inceneritore/disacarica il 40% dei rifiuti alleggerendo i rischi per la salute. Tornando agli arresti di ieri, sembra evidente il collegamento con un altro esposto del 2002 quando Sodano era membro della Commissione del Senato sul ciclo dei rifiuti. L’11 febbraio 2002 segnalò una gara truccata, a suo avviso, e certi controlli non effettuati. Nel 2004 e 2005 Sodano andrà ancora in procura. Da questo andirivieni scaturirà il maxiprocesso che coinvolge Bassolino, la Fibe-Impregilo, Romiti e i subcommissari. 27 imputati per avere, tra l’altro, autorizzato lo stoccaggio delle ecoballe anzché smaltirle fuori regione. Ma così ci avrebbe rimesso dei soldi l’Impregilo.

Secondo l’accusa sarebbe truffa aggravata e arricchimento illecito. Due mesi fa, Sodano ha testimoniato per otto ore confermando quelle accuse. Da questa inchiesta si diramerà il filone “Rompiballe” che coinvolgerà, salvo stralci, Bertolaso, De Gennaro, il prefetto Pansa, per la gestione dei rifiuti senza rispetto dei requisiti minimi, con un uso improprio delle deroghe. «Così, i siti temporanei diventavano definitivi, nei cdr entrava rifiuto e usciva rifiuto». Le ecoballe, come noto, sono balle velenose, ’munnezza incartata e nulla di più. E i magistrati andando a verificare hanno visto che i collaudi facevano acqua. «Il territorio vive senza alcuna garanzia su quello che si brucia. Berlusconi ripete che ad Acerra funziona tutto. Invece è senza collaudo e si fanno solo prove di combustione. E’ come se si fosse collaudato
un ascensore che ancora non c’è. E non sappiamo cosa brucia perché nel rifiuto indifferenziato ci sono farmaci scaduti, termomentri rotti, pile esauste».

Intanto, in provincia, i cumuli di ’munnezza ricominciano ad essere avvistati: «Certo, non ci sono più le montagne viste l’anno scorso in città termina Sodano - ma solo perché sono state utilizzate le discariche in modo improprio, modificando i codici dei rifiuti. Come si fece con l’acqua inquinata nel Nord Italia. Diventò buona ritoccando i limiti di legge».

Da "Repubblica" del 4 giugno

Nicolais e Cesaro candidati seminascosti di Daniele Pitteri

Guardandola sotto il profilo comunicativo, la campagna elettorale per la Provincia di Napoli sembra voler avvalorare le tesi di tutti coloro che ritengono le province un ente inutile da sopprimere (chi scrive non è fra questi).
È una campagna silente e sotterranea, poco visibile, quasi che i candidati, per motivi differenti, tendessero più a nascondersi che a mostrarsi, come se la presidenza per cui corrono sia un dovere, una necessità di forza maggiore piuttosto che un´aspirazione, la voglia e la volontà di provarsi con il governo (per di più difficile) di un territorio.

Questo muoversi sottotraccia è la caratteristica che accomuna un po´ tutti i candidati e principalmente i due maggiori contendenti, quelli che, sostenuti dai principali partiti politici, sono teoricamente più radicati sul territorio, meglio organizzati, più capaci di raggiungere l´elettorato e di sottolineare l´importanza di una battaglia politica, che qui assume un insieme di connotazione che vanno ben oltre i programmi presentati.
Invece non è per nulla così. Nicolais ha deciso di presentarsi alla testa di una coalizione sostenuta dal Partito democratico in cui c´è anche una propria lista.

Una scelta, politicamente e comunicativamente, di debolezza, determinata dall´impellente necessità di mostrarsi nuovo e diverso rispetto a quel centrosinistra che ha governato la provincia negli ultimi 14 anni e che è stato assimilato (più a torto che a ragione) al binomio Bassolino/Iervolino. La sua campagna elettorale è la conseguenza di questa scelta: utilizza un colore, il giallo, che non appartiene né alla tradizione della sinistra, né alla gamma cromatica del Pd; usa un tono apparentemente leggero e conviviale ("Ehi tu, vota la Provincia"), che tuttavia può sembrare anche irriguardoso o fintamente giovanilistico; utilizza un sito strutturato secondo modalità web 2.0 (anche se non lo è pienamente), organizzato a post, con frequente uso di filmati e di articoli dei quotidiani locali (molti scritti da editorialisti amici e apertamente schierati). Il programma è esposto per argomenti sintetici che lo rendono abbastanza chiaro ed efficace, pur se la premessa ("Oltre la provincia, per la Città metropolitana") rischia di diventare un boomerang, non essendo spiegato il perché di questa necessità di cambiamento. Soprattutto, non è spiegato perché un ex ministro si candidi alla presidenza di una Provincia. In mancanza di risposte si possono avanzare due ipotesi: è un ente molto importante (ma poiché l´opinione corrente dice il contrario, una spiegazione non ci starebbe male); c´è bisogno di far dimenticare Bassolino/Iervolino (e si torna dunque al punto di partenza).

Cesaro per parte sua ha fatto una campagna comunicativamente non comprensibile, che ha evidentemente sofferto di un problema sopravvenuto in corso d´opera e inizialmente non previsto, né, probabilmente, prevedibile. Invisibile all´inizio, pervicacemente nascosto dietro il nome di Berlusconi, garante del candidato e dell´uomo, delle sue idee e della sua capacità di contenuti e di governo. La strategia è stata conseguente: nessuna immagine, nessuna fotografia, nessun faccia a faccia con gli altri candidati. Molti incontri, la maggior parte dei quali (come si legge sul sito) in circoli, club, alberghi, ristoranti e presso la propria sede elettorale. Il messaggio è chiaro è forte: Cesaro governerà bene perché è Berlusconi che lo ha scelto e perché è lui che lo doterà del magic touch, sostenendolo e aiutandolo, su un territorio che già tanto deve al premier, senza il cui salvifico intervento sarebbe ancora sepolto da tonnellate di spazzatura. Una strategia perfetta, ancora una volta incardinata sulla centralità assoluta di Berlusconi e sul suo utilizzo di proconsoli e di "in vece sua".

Una strategia che, tuttavia, è venuta rovinosamente e inaspettatamente a mancare. E le ipotesi del perché sono soltanto due: o i sondaggi dicono che per il centrodestra non ci sono speranze e quindi il premier evita di assumere in prima persona l´onere di una sconfitta; o il "caso Noemi" ha obbligato Berlusconi a tenersi a debita distanza da Napoli.
Qualunque sia stato il motivo, il candidato Cesaro si è visto costretto improvvisamente a comparire e, addirittura, a far conoscere il proprio volto agli elettori, tappezzando la provincia di manifesti. Nonostante ciò, la sua campagna soffre del cambio di rotta, è ancora molto balbettante, priva degli slogan ottimisti che contraddistinguono le azioni elettorali del Pdl. Il sito è la testimonianza e il condensato di questo improvviso obbligo a parlare e a esistere davvero. Evidentemente non ritenuto all´inizio un reale strumento, è sommario e integralmente non comunicativo tanto che non si preoccupa neppure di dire quali sono le liste che lo sostengono e quali i candidati nei vari collegi, né tanto meno di rendere chiaro e leggibile il programma (una colata di piombo) o il ruolo della Provincia (cui è dedicata una sezione "Cosa fa" e per spiegarlo è allegato lo statuto dell´ente: 64 pagine!).

Candidati che giocano a nascondersi. Anche se utilizzano modalità comunicative molto in voga (la presenza sui social network, i blog, i siti paralleli), lo fanno in maniera poco dinamica e non finalizzata realmente a costruire interazione, cosa che richiede fatica e animazione, perché non basta aprire un sito per dialogare (è interessante vedere come per la maggior parte dei post di tutti i candidati ci siano 0 commenti, anche per quelli del senatore Sodano, il più dinamico su internet). Un´incapacità di relazione preoccupante, che si traduce da un lato nella mancanza di connessioni fra l´immaterialità della rete e la fisicità dei territori e dall´altro in candidati senza voce, afasici nei confronti delle persone, dei loro problemi e delle loro urgenze. Se queste sono le premesse, comunque andrà, ci attendono tempi molto duri.

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