mercoledì 20 maggio 2009

Bilanci sospetti e contributi non versati. Su Pomigliano Ambiente indagano i magistrati di Nola.


Bilanci sospetti. Crediti inesigibili. Disinvolte concessioni di rami d'azienda. Su Pomigliano Ambiente, società per azioni a capitale pubblico attiva nel settore dei rifiuti, scatta l'inchiesta della Procura di Nola. Ieri mattina i carabinieri del gruppo di Castello di Cisterna e la Guardia di Finanza, su disposizione del procuratore aggiunto Maria Antonietta Troncone, hanno acquisito documenti nella sede della società del comune di Pomigliano d'Arco, nello studio del curatore fallimentare e nella sede del Commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti.

Contratti, bilanci, delibere: una mole di carte saranno esaminate nelle prossime settimane. Da quelle carte, ipotizzano gli investigatori, potrebbero arrivare le conferme sui sospetti di una gestione poco accorta della società. Il buco in bilancio è impressionante: più di 30 milioni di euro. Che il bubbone “Pomigliano Ambiente” stesse per scoppiare era previsto da tempo. In Procura, negli ultimi mesi, sono arrivati numerosi esposti, soprattutto a firma di ex dipendenti della società. Anche l'ex senatore Tommaso Sodano, di Rifondazione, si è presentato al pm. Negli anni scorsi aveva già sollevato il problema in consiglio comunale.
Tra le irregolarità segnalate alla Procura c'è per esempio la faccenda del quinto dello stipendio: molti operai avevano chiesto la cessione per pagare rate. Erano tranquilli: pensavano che la società provvedesse a pagare in denaro. Invece non era così: le cessioni non sono mai state onorate, i lavoratori sono finiti nei guai: potrebbe essere un'ipotesi di appropriazione indebita. Non sono neppure state versati agli previdenziali i contributi per il tfr dei dipendenti.

“Pomigliano Ambiente” nasce negli anni Novanta con l'obiettivo encomiabile di sottrarre ai privati, spesso legati alla criminalità organizzata, la raccolta dei rifiuti. Il Comune di Pomigliano ha il 95% delle azioni, l'Asm ed altri comuni del Vesuviano detengono piccolissime quote. Ufficialmente si punta alla differenziata: viene dato ampio risalto all'iniziativa che in realtà, come dimostrerà una bella inchiesta di “Report”, è inconsistente. Essendo una società pubblica, Pomigliano Ambiente può ottenere l'affidamento diretto degli appalti per i servizi di igiene urbana senza che sia bandita la gara. Infatti così avviene in diversi comuni, tra cui Brusciano, Massa di Somma, Monte di Procida. Ed è proprio allora che il meccanismo si inceppa ed i conti iniziano a peggiorare. Perchè anziché assumere solo gli operai delle ditte che in precedenza garantivano la raccolta dei rifiuti, come impone la legge, Pomigliano Ambiente assume a tempo indeterminato tecnici e impiegati.

Vengono poi fatti investimenti fallimentari: per esempio (è un passaggio che la Procura vuole esaminare con particolare attenzione) l'acquisto della società Eureco, ex Cirio Ricerche, che faceva parte del gruppo Iri-Sme,p rima di essere rilevata da Cragnotti. Era un centro di eccellenza per le ricerche in campo agroalimentare, ma aveva pochissimo a che vedere con la raccolta dei rifiuti e l'igiene urbana. Pomigliano Ambiente giustifica l'acquisto con l'interesse ad una ricerca sulla cellulosa per produrre sacchetti biodegradabili. Le risorse diminuiscono sempre più eppure si decide di fare un prestito di 500,000 euro alla Pan per aprire un call center. Gli operatori dovrebbero ricevere segnalazioni dai cittadini che intendono smaltire rifiuti ingombranti, solo che non si sa dove portarli ed il call center presto chiude.

Pomigliano Ambiente incappa anche nella normativa antimafia. Nel 2006 riceve l'interdittiva per la ditta Brusciano di Marigliano. Viene inviata una commissione d'accesso che esamina le carte e si accorge, che c'è un notevole squilibrio tra operai materialmente incaricati dell'igiene urbana e gli impiegati: un rapporto, scrive il viceprefetto Paola Spena nella sua relazione, doppio rispetto al normale. Pomigliano Ambiente fallisce all'inizio di quest'anno. I legali della società hanno chiesto la revoca della sentenza: un ricorso sul quale gli investigatori sono scettici. La raccolta dei rifiuti a Pomigliano è ora affidata all'Enam, cui è stato ceduto il ramo d'azienda. Ed anche questa cessione riveste interesse per i pm.
Titti Beneduce – Corriere del Mezzogiorno 20 maggio 2009

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